Canzone popolare lombarda del primo Ottocento (vedi riferimento all'industria della filatura), di soggetto amoroso, il cui testo durante il Risorgimento fu "aggiornato" con le strofe relative alla partenza dei soldati per la guerra e al dolore per la loro morte. L'ultima strofa, di origine bergamasca, mostra un esplicito rifiuto alla guerra o meglio alla coscrizione obbligatoria, e si riferisce quindi al periodo unitario. Si evidenzia come il fenomeno del banditismo come forma di opposizione alla coscrizione, mascroscopico nel Sud, non fosse limitato a quelle regioni, bensì fosse diffuso anche nelle regioni del Nord, testimoniato anche da altri canti contro i "piemontesi".
La mia morosa cara
la fa la filandera
la vègn a cà la sera
col scossarin bagnàa
la vegn a cà la sera
col scossarin bagnàa.
Col scossarin bagnato
lèe la sugava gli occhi
vedè stì giovinotti
vederli andà soldàa
vedè stì giovinotti
vederli andà soldàa.
Vederli andà soldati
vederli andà alla guerra
vedej cascà per terra
che pena, che dolor
vedej cascà per terra
che pena, che dolor.
Piuttost che fà 'l
soldato
fò l'assassin di strada
la prima cannonada
mi ha ferito il cuor,
la prima cannonada
mi ha ferito il cuor.