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Sante Caserio

(Testo di P. Gori, 1894)

 

Lavoratori a voi diretto è il canto

di questa mia canzon che sa di pianto

e che ricorda il baldo giovin forte

che per amor di voi sfidò la morte.

A te, Caserio, ardea nella pupilla

de le vendette umane la scintilla,

ed alla plebe che lavora e geme

donasti ogni tuo affetto, ogni tua speme.

 

Eri nello splendore della tua vita,

e non vedesti che la notte infinita;

la notte dei dolori e della fame,

che incombe sull'immenso uman carname.

E ti levasti in atto di dolore,

d'ignoti strazi altero vendicatore;

e t'avventasti, tu sì buono e mite,

a scuoter l'alme schiave ed avvilite.

 

Tremarono i potenti al'atto fiero,

e nuove insidie tesero al pensiero;

e il popolo cui l'anima donasti

non ti comprese e tu pur non piegasti.

E i tuoi vent'anni, una feral mattina

gettasti al mondo dalla ghigliottina,

al mondo vil la tua grand'alma pia,

alto gridando: "VIVA L'ANARCHIA".